Saturday 23 February 2019

CLIL e internazionalizzazione: propulsori di crescita e desiderio di conoscenza di Laura Amorese, docente di Lingua e Cultura Inglese






Circa due anni fa è iniziata la progettazione del nostro Erasmus+ KA101. La decisione di incentrare il progetto sulla metodologia CLIL è derivata dalla necessità di diffondere nel nostro Istituto l’applicazione di questa metodologia, così determinante e imprescindibile nella formazione degli studenti del nuovo millennio. 

La diffusione sempre più determinante delle lingue straniere e la necessità di apprenderle sin dalla più giovane età, sono un’esigenza della quale non si può non tener conto. Da docente di Lingua Inglese nella scuola secondaria di secondo grado, sono profondamente consapevole dell’importanza dell’apprendimento di una lingua straniera, l’inglese in primis. I nostri alunni sono e saranno sempre più cittadini del mondo e per molti la mobilità e l’esperienza all’estero saranno un elemento costante nella propria formazione sia umana che professionale. Apprendere una lingua straniera sin dalla scuola primaria, in particolar modo veicolare, il suo apprendimento tramite altre materie oggetto di studio, oltre ad ampliare gli orizzonti mentali, sviluppa in maniera sempre più flessibile le capacità cognitive degli studenti mettendoli in contatto con culture diverse e facendoli crescere consapevoli dell’importanza del valore e del rispetto dell’altro, dello sviluppo della curiosità e dello scambio reciproco e continuo di esperienze culturali e professionali. 

Il progetto KA101 è stato articolato in due mobilità, la prima di job shadowing, la seconda di formazione: la prima in Spagna, a Lorca, presso la scuola primaria CEIP “Andrés Garcia Soler” e presso la scuola secondaria di secondo grado IES “Francisco Ros Giner”. Entrambe le esperienze si sono rivelate sin da subito estremamente preziose e positive sia dal punto di vista umano sia professionale. 

La mobilità in Spagna mi ha permesso di constatare in prima persona l’importanza dell’insegnamento precoce della lingua inglese, il conseguente coinvolgimento dei giovani studenti tramite la loro totale immersione nella lingua inglese che diventa lingua veicolare tramite un utilizzo spontaneo ed anche ludico di essa. Nella scuola secondaria di secondo grado “Francisco Ros Giner” di Lorca, ho potuto osservare e partecipare in prima persona all’utilizzo della metodologia CLIL indirizzata a studenti adolescenti facendo anche ricorso alle TIC. Essendo una docente di lingua inglese conosco bene il valore e l’importanza della metodologia CLIL, noi docenti di lingua straniera siamo coinvolti in prima persona e siamo chiamati a collaborare con i docenti di altre discipline che, applicando la metodologia CLIL, devono insegnare le loro materie in lingua inglese. 

La seconda mobilità, di livello formativo, si è svolta presso l’istituto ETI di Malta. Abbiamo seguito un corso inerente l’applicazione di programmi informatici, tipo la Web Quest, i quali conferiscono valore aggiunto alla didattica di qualsiasi materia di insegnamento, stimolano la curiosità degli studenti, li portano ad agire in prima persona, a ricercare, a sperimentare e poi sono estremamente vicini al loro mondo di nativi digitali. Molto positiva si è rivelata l’esperienza di collaborazione con i colleghi stranieri provenienti da diverse nazioni europee che hanno apportato le loro esperienze, il loro sapere, il loro valore umano. Questa collaborazione è stata sollecitata e rafforzata dall’esperienza di lavori di gruppo durante i quali è stato possibile collaborare, scambiare, osservare le esperienze, le conoscenze di ognuno per crearne di nuove. Inoltre, nel nostro caso la conoscenza di colleghi stranieri si è poi evoluta nel corso del tempo, si è consolidata e ci ha permesso di stabilire collaborazioni per futuri progetti internazionali. 

Questa esperienza per me è stata estremamente positiva, ho potuto confrontarmi con realtà diverse, arricchendo sia il mio lato umano sia quello professionale; inoltre, è stata l’occasione per visitare un paese straniero, per approfondire e consolidare i rapporti e l’amicizia con i colleghi del mio Istituto e poi ho potuto praticare la lingua che insegno, l’inglese, dato che Malta è un paese anglofono. 

Dunque questo progetto Erasmus+ KA101 si è rivelato estremamente positivo per tutti noi. Tutti noi partecipanti abbiamo portato e messo in gioco le nostre conoscenze, la nostra professionalità e la nostra umanità. Per concludere ritengo che l’esperienza di partecipazione a questo progetto Erasmus+ KA101 sia stata estremamente positiva e determinante per la mia crescita professionale ed umana. Non è la prima volta che partecipo ad esperienze di progetti internazionali e mobilità internazionali e, devo dire, ognuna di esse ha aggiunto un tassello nella mia crescita da tutti i punti di vista ed ha stimolato e sollecitato sempre più il mio desiderio di conoscenza.

Sperimentare la pluralità di Roberto Derobertis, docente di Lingua e Cultura Inglese | Responsabile Erasmus+ di Istituto – Persona di contatto del progetto KA101 “Improving...”




Il CLIL per me, docente di Lingua e Cultura Inglese in Italia, era stato sempre un tabù. 
La normativa italiana, sin dalla sua approvazione, ha privilegiato, isolandolo, il ruolo dei/delle docenti di discipline non linguistiche, ritagliando loro un'autonomia forzata: una forma di malinconica solitudine, soprattutto davanti alle inevitabili difficoltà di natura linguistica. 
E dunque, è stato davvero 'liberatorio' poter osservare, durante il job shadowing alla “Anddrés Garcia Soler” di Lorca (Spagna) ed imparare, durante il corso su CLIL e tecnologie digitali al'Executive Training Institute di Malta, come il CLIL non possa prescindere non soltanto dalla partecipazione dei/delle docente di Lingua ma offra loro enormi possibilità di sperimentazione, motivandoli ad esplorare la didattica attraverso contenuti più consoni alla propria preparazione ed inclinazione. 

Nella scuola spagnola – un Istituto comprensivo di primo grado (3-12 anni) – abbiamo avuto la fortuna di poter osservare in fieri l'apprendimento linguistico di discenti giovanissimi che sperimentano quotidianamente la comunicazione e un'opportunità rara e preziosa di cogliere dal vivo processi di fissazione lessicale, approfondimento di contenuti scientifici, scaffolding e costruzione dei saperi attraverso una partecipazione che, mi è sembrato, ha abbassato quasi del tutto, nella gran parte degli alunni, inibizioni e “filtro affettivo” tipici della comunicazione in lingua straniera. 


I colleghi, da parte loro, ci hanno mostrato un saper fare davvero all'altezza, coniugando in maniera invidiabile lingua e contenuto: era davvero difficile distinguere i/la docente di Lingua Inglese prestato/a alle Scienze naturali dal/la docente di Scienze naturali prestato/a all'Inglese. E così ho potuto imparare davvero quanto sia importante l'approccio cosiddetto “Soft CLIL”: vale a dire un insegnamento di moduli disciplinari fortemente curvato sull'apprendimento linguistico, nel quale insomma la famosa doppia focalizzazione della metodologia CLIL, contenuto/lingua, è leggermente sbilanciata verso la seconda. Una preziosa guida è stata il nostro collega Enrique Ruiz Cano: la dimostrazione vivente che condivisione, inscindibilità dei processi di insegnamento/apprendimento e socializzazione dentro e fuori le mura della scuola sono il vero 'core' del nostro lavoro in una dimensione pienamente europea ed internazionale. In una parola, “Erasmus+”.


Questo aspetto di condivisione ed internazionalizzazione è stato ancora più accentuato nei 12 giorni trascorsi a Malta per le 42 ore del corso “CLIL Methodology and ICT Tools for Teachers Working with CLIL”, durante il quale il lavoro quotidiano fianco a fianco con colleghi/e polacchi, tedeschi e lituani, mi ha permesso non soltanto di mettere all'opera una comunicazione efficace – e insegnare a saperlo fare! – ma anche immergermi nell'enorme patrimonio di saperi e pratiche pedagogiche e didattiche del corpo docente europeo. E mai questa espressione e il suo portato materiale – corporeo appunto! – hanno avuto un senso così profondo. Si è trattato di un vero e profondo coinvolgimento in culture, pratiche, sperimentazioni, scambio di materiali e conoscenze davvero prezioso: ancora oggi – a distanza di quasi un anno dalla fine di quell'esperienza – riprendo continuamente materiali e appunti, prodotti realizzati durante il corso. 

E la mia pratica didattica quotidiana, insomma, ne ha certamente risentito. 
Vi è, in questo, certamente un dato esperienziale e 'narrativo': poter raccontare quanto fatto in Spagna e a Malta rispondendo alle domande curiose dei miei alunni, innanzi tutto, mi ha permesso di riflettere e ritornare criticamente su alcuni aspetti: didattici e anche umani. E del resto, provare a mettere in pratica quanto imparato è stata una sfida davvero eccitante. Mi sono sentito libero di poter sperimentare la metodologia CLIL lavorando sulla Science Fiction, genere letterario così amato sin da ragazzo e che, in effetti, ha stimolato la curiosità degli alunni. Il genere letterario, del resto, ben si presta al lavoro su lessico, definizioni e comprensione del testo così centrali nel CLIL. Aprire, in fondo, nel senso di approfondire, espandere e scardinare confini disciplinari è (diventato) per me il significato ultimo e più 'vero' di questa metodologia. 
E questo progetto per me, “persona di contatto”, ha significato anche aprirmi e lavorare con un gruppo di colleghe e colleghi davvero motivati, inclini ad una partecipazione entusiasta, alla sperimentazione e al 'viaggio': letterale e metaforico. È stato un privilegio, davvero emozionante ed appagante. 

Nel clima di chiusura, reso ancora più cupo da forme preoccupanti di neonazionalismo, razzismo e sessismo, che domina nell'Europa di questa fine anni Dieci, questa esperienza mi ha chiarito definitivamente le idee sulla necessità di attraversare la didattica, la classe, la scuola e i rapporti con alunni e colleghi, sotto il segno della violazione dei confini, della mescolanza, della sperimentazione che mette in gioco saperi, pratiche e, soprattutto, certezze. 

Il futuro è incerto: lo costruiamo insieme, sperimentando la pluralità.

Il CLIL per metterci in gioco, con entusiasmo di Vincenza Diciaula, docente di Sostegno | Lingua e Cultura Inglese



La nostra prima esperienza Erasmus+ si è conclusa. Sono già trascorsi due anni da quando, in maniera del tutto inaspettata, ho incontrato un gruppo di colleghi entusiasti e desiderosi come me di intraprendere una nuova avventura formativa. Insieme, abbiamo deciso di mettere in gioco le nostre risorse professionali e, soprattutto, il nostro entusiasmo e le nostre idee per offrire ai colleghi e ai nostri alunni l’opportunità di aprirsi alla società sempre più multilingue e multiculturale nella quale viviamo.



La scelta della metodologia CLIL, quale argomento centrale del nostro progetto, nasce dal fatto che, tale metodologia contribuisce alla creazione di un efficace ambiente di inclusione e di pari opportunità nel contesto della scuola italiana, sempre più multilingue e multiculturale a seguito dei forti flussi migratori che interessano il nostro paese. La metodologia CLIL rappresenta una sfida stimolante per docenti e allievi nell’ottica del lifelong learning. 


Durante il periodo di job shadowing, svolto in due diverse scuole della città spagnola di Lorca: scuola superiore IES “Francisco Ros Giner” e scuola primaria CEIP “Andrés Garcia Soler”, abbiamo potuto osservare diverse lezioni in svariate classi durante le quali la metodologia CLIL è stata utilizzata da docenti esperti e preparati che ce ne hanno mostrato l’efficacia, specialmente in presenza di alunni con bisogni educativi diversi. 

Da insegnante di sostegno la mia osservazione si è incentrata sul capire quanto la metodologia CLIL sia duttile e si adatti al suo utilizzo nelle nostre classi inclusive. 
Ciò che ho potuto osservare è proprio il fatto che, durante le lezioni CLIL l'utilizzo del cooperative learning, l'uso di realia, immagini, video e software informatici avanzati e innovativi favoriscono, di fatto, l’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali. La metodologia CLIL è, a mio avviso, a tutti gli effetti uno strumento inclusivo poiché in una classe CLIL si utilizzano con tutto il gruppo metodologie e tecniche che spesso sono utilizzate in presenza di alunni con bisogni educativi speciali. 
Le attività didattiche CLIL si basano, infatti, su criteri specifici quali: la visualizzazione, ossia fare grande uso di materiale anche non verbale; la concretizzazione, ossia partire da esempi e da situazioni concrete anziché da spiegazioni o enunciati concettuali; la 'elementarizzazione', ossia fare riferimento personale o/e aneddotico a situazioni, persone e gruppi in modo da personificare il più possibile le situazioni e i concetti presentati e infine la 'dialogicizzazione', ossia rendere la disciplina il più̀ possibile «agire significativo». 
Tutte queste, che sono attività centrali e preminenti nell'insegnamento in classi di tipo inclusivo, sono anche il fulcro della programmazione CLIL dove la L2 è studiata e appresa in contesto con il focus sulla pragmatica e dove la 'trasmissione' di concetti avviene mediante una pluralità di canali, a favore dei diversi stili cognitivi degli alunni. Le lezioni CLIL sono fortemente strutturate e ciò permette al docente di programmare attività diverse che ben si adattino ai diversi stili cognitivi degli alunni, permettendo a tutti di apprendere secondo il proprio stile di apprendimento. 

A Lorca, soprattutto nella scuola primaria CEIP “Andrés Garcia Soler” ho avuto modo di osservare come questo tipo di attività sia efficace già a partire dalla scuola di primo grado. 
La metodologia CLIL stimola e sviluppa l'iperapprendimento offrendo maggiori opportunità di differenziazione dei ruoli e dei compiti dei discenti. 
Ciò che ricorderò sempre dell’esperienza di job shadowing è il sorriso dei bimbi di Lorca. La loro gioia nell’incontrarci e il desiderio di mostrarci con orgoglio ciò che sapevano fare. Enrique Ruiz Cano, il giovanissimo collega grazie al quale tutto è cominciato, è per me un grande esempio. Questo insegnante 'geniale' seppur giovanissimo, ha fatto del suo lavoro una missione e in maniera instancabile si prodiga a favore dei suoi giovani alunni per insegnare con passione ciò in cui crede fermamente. 

Se l’esperienza a Lorca mi ha arricchita umanamente, il corso di formazione a Malta presso l’ETI, dal titolo “CLIL – Technology and ICT Tools for teachers working with CLIL”, è stato un utilissimo momento di riflessione e di approfondimento. Tante sono state le informazioni e gli spunti utili per la didattica: dall’uso della Web quest, all’utilizzo di applicazioni specifiche e/o di banche dati come CLILStore e Learningapps.org 
Durante il corso di formazione abbiamo dovuto metterci in gioco, mostrando sul campo, con colleghi sconosciuti e di paesi diversi le nostre capacità creative e di adattamento. Personalmente ho imparato ad utilizzare Wordart, Canva e Mindomo, applicazioni che sono diventate di utilizzo giornaliero nella mia attività didattica. 

La mia convinzione che la metodologia CLIL, se utilizzata in maniera corretta e dopo una attenta progettazione, possa risolvere significativamente le difficoltà di apprendimento/insegnamento della L2 e di materie specifiche in presenza di alunni BES è uscita rafforzata da questa ricchissima esperienza formativa.

Comunicare, sperimentare e collaborare per divenire pienamente cittadini europei di Silvia Masiello (docente di Diritto | Economia Politica)










Novembre 2017, prima parte del progetto Erasmus+, siamo diretti a Lorca cittadina della Murcia, una regione della Spagna del sud. Devo ammetterlo, sono curiosa: cosa mai avranno gli spagnoli di differente rispetto al nostro metodo di insegnamento, come saranno le loro scuole, avranno strutture migliori, peggiori? Come saranno gli alunni e soprattutto che rapporto si instaura con i docenti 

Tante domande mi affollano la mente e abbiamo davanti a noi una settimana per osservare, comprendere, comunicare, confrontarci, in poche parole un lavoro di “job shadowing” in diverse classi di una scuola primaria. 

Arriviamo finalmente e siamo accolti con premura e gentilezza dai nostri ospiti che ci propongono per l’indomani una giornata di osservazione in una scuola media superiore. Le giornate seguenti le trascorreremo osservando invece gli alunni della scuola primaria “André Garcia Soler”. 

Primo giorno di osservazione, i nostri ospiti ci accompagnano a visitare la scuola secondaria bilingue “Francisco Ros Giner” ed ecco che mi assale la prima botta di invidia perché la struttura è nuovissima, considerato che è stata ricostruita dopo un terremoto perché la regione è altamente sismica. Ampi corridoi, tante aule adibite a laboratori, anche se la nostra dotazione di computer è oggettivamente migliore della loro. 

Ma arriviamo al dunque e cioè come si lavora nelle classi. Le loro aule non hanno devices come LIM o computer ed anche la lezione di storia alla quale ho assistito con le colleghe Minardi e Bibolotti, si è svolta secondo le modalità tradizionali: all’inizio attività di scaffolding, attraverso numerose domande poste agli studenti, poi si illustrano gli obiettivi della nuova lezione che si sviluppa utilizzando il libro di testo per migliorare il linguaggio specifico e le immagini che indubbiamente aiutano gli studenti a memorizzare meglio. Tutto sommato niente di diverso rispetto a quello che si fa nelle nostre scuole. Gli studenti educatamente intervengono, si interessano, pongono quesiti, attivando un costruttivo dibattito con i professori che a loro volta precisano, delineano gli obiettivi da raggiungere, organizzano e stimolano la discussione. 

La giornata è stata proficua, abbiamo parlato con alcuni colleghi, guardato i libri di testo (per ciò che mi riguarda ho potuto apprezzare la validità dei nostri), osservato alcune lezioni, gli alunni e i colleghi. 

Dal giorno seguente e sino alla fine della nostra permanenza, saremo alla “Soler primary school” e seguiremo un calendario concordato con i nostri ospiti, assistendo a lezioni di Inglese, Matematica, Scienze e Geografia, tutte rigorosamente in inglese. I maestri (tutti molto giovani) utilizzano l’inglese come lingua veicolare e non solo, i testi adottati sono in inglese e le lezioni si svolgono utilizzando LIM, computer, proiettore con audio, in modo da renderle più gioiose ed attrattive per i piccoli studenti. Le aule sono colorate e ben attrezzate (piccole librerie, armadietti personali) così come il laboratorio di informatica e robotica (altra botta di invidia). Mi è capitato di pensare che sarebbe bello ritornare a frequentare la scuola elementare qui, perché i bambini imparano giocando e trascorrono le loro giornate nelle aule ma anche in spazi aperti perché la scuola ha un bel cortile interno, attrezzato con tanti giochi. Una settimana è trascorsa osservando e confrontandoci. Si torna a casa ma ci attende la seconda parte dell’Erasmus+, questa volta a Malta. 

Aprile 2018, siamo arrivati a Malta, ci attendono 10 giorni di intenso lavoro così suddiviso: la prima settimana assisteremo a lezioni principalmente teoriche, sulla teoria CLIL, la seconda settimana approfondiremo gli strumenti pratici. La nostra teacher Valerie ci mostra, durante la prima parte del corso, tutti gli aspetti di questa metodologia che coinvolge la lingua veicolare e i contenuti, il linguaggio, le forme di comunicazione, i diversi tipi di intelligenza. In particolare Valerie si sofferma sulla costruzione di una tipica lezione CLIL. Durante la seconda settimana, l’altra insegnante Roberta, ci mostra diversi strumenti pratici a supporto della lezione Clil. In particolare ci soffermiamo sul sito “CLIL 4U” e sulla creazione di esercizi interattivi e mappe mentali. Ciò che ho particolarmente apprezzato in questa seconda fase del progetto Erasmus+ è stato il confronto con colleghi provenienti da altri Stati dell’Unione Europea, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, la propria visione della professione ed il proprio contesto lavorativo. L’inevitabile difficoltà, soprattutto per me, è stata la comunicazione sicuramente molto meno fluida e sicura rispetto ai colleghi di lingue; pertanto comprendere e interagire durante le lezioni è stato impegnativo. Tutto ciò però ampiamente ripagato dal confronto e la collaborazione con gli altri colleghi che sono sicura, ha rafforzato in ognuno di noi il senso di appartenenza all’Europa. 

È questo ciò che dobbiamo trasmettere ai nostri alunni: l’importanza della lingua (delle lingue) che è fondamentale per comunicare, collaborare, lavorare in Italia e all’estero, in una parola per essere veramente cittadini europei.

Mettersi in 'viaggio' in un mondo senza paura e senza confini di Tiziana Minardi, docente di Lingua e Letteratura Italiana | Storia





Il CLIL è una sfida. È per me mettersi alla prova. È spingere gli alunni ad interagire in un'altra lingua, parlando, ad esempio, di Storia! Ovviamente vi sono “trucchi” da imparare, metodi da seguire. Così ho deciso di apprenderli nell'ambito del progetto Erasmus+ del nostro Istituto. 

Ma Erasmus+ per me, non è solo imparare metodologie o nuove pratiche didattiche. Per me è anche parlare in una lingua che, pur se 'straniera', per motivi familiari ho sempre sentito vicina. Erasmus+ è anche confrontarmi con colleghi europei. È superare difficoltà che si incontrano inevitabilmente quando ci si mette in 'viaggio'. 

Per affrontare alcune di queste difficoltà, le relazioni interpersonali sono il primo aspetto da curare. Riuscire a comunicare efficacemente, mettersi nei panni dell'altro, rispettarlo, essere conviviali, saper risolvere i conflitti: tutto questo è fondamentale! In un contesto positivo, come è ovvio, è possibile apprendere più facilmente. Questo è accaduto sia a Lorca (Spagna), quando ho visto mettere in pratica il CLIL nelle classi, sia a Saint Julian (Malta), quando ho frequentato il corso presso l'Executive Training Institute. 

Il confronto con i colleghi spagnoli è stato positivo, nonché foriero di numerose riflessioni. A Malta ho invece appreso vari strumenti utili alla didattica, tra cui App che ormai utilizzo di routine nel mio lavoro. Già da settembre 2018, poi, ho iniziato a svolgere nuclei tematici della mia disciplina attraverso la metodologia CLIL. La classe si è dimostrata molto partecipe e stimolata ad apprendere, come se fosse appunto una sfida in più, una sfida affrontabile. 

Erasmus+ è tutto questo. È continuare a muoversi in un mondo senza paura e senza confini.

Verso nuove strategie di insegnamento di Manfredi Ricciardelli, docente di Economia Aziendale



Nel febbraio 2018 ho partecipato al programma ERASMUS KA101 frequentando per due settimane – e precisamente dal 29 gennaio al 9 febbraio 2018 – un corso di 42 ore di “CLIL Methodology and ICT Tools for Teachers Working with CLIL” presso l'ETI di Malta. 



I lavori si sono svolti utilizzando esclusivamente la lingua inglese, lingua veicolare del progetto, ed hanno permesso un costante ed intenso confronto tra docenti partecipanti al corso, responsabili e struttura organizzativa della scuola ospitante. Tale corso è stato molto interessante, stimolante e motivante, tenuto da insegnanti ben preparati che ci hanno sottoposto materiali appositamente studiati per essere successivamente usati da coloro che hanno frequentato il corso. 

Nel corso delle lezioni abbiamo affrontato nuove metodologie e tecniche di insegnamento e molti argomenti che coprivano tutte le abilità per poter svolgere una lezione CLIL. Questa esperienza è stata condivisa con i colleghi di altre scuole europee che hanno partecipato al corso e si è rivelata un’esperienza importante sia dal punto di vista formativo - professionale sia dal punto di vista personale. Il confronto con altri colleghi europei incontrati durante il soggiorno e l’analisi di altre metodologie è stato di stimolo per nuove strategie di insegnamento. 

Le lezioni erano previste in lingua inglese al mattino e il pomeriggio sino alle 15,00 circa. L’ambiente internazionale mi ha dato modo di scoprire aspetti sconosciuti e di confrontarmi con persone, colleghi ed amici di varie nazionalità europee. Ho sicuramente vissuto anche momenti di sconforto e di stress, perché la diversità linguistica all'interno dello stesso corso a volte è risultata un ostacolo ma al tempo stesso un valido elemento di aggregazione. 

La fase di mobilità ha sviluppato sicuramente competenze sociali e interpersonali, consapevolezza ed espressione culturale, competenze di cittadinanza, conoscenze linguistiche e tecnologiche, abilità organizzative e professionali, condivisione di buone pratiche, costruzione di una rete di conoscenze professionali, rinforzo della cooperazione e della collaborazione interna al gruppo e comprensione dei propri punti di forza e debolezza. 

Nell’ambito disciplinare l’apporto specifico è stato attuato attraverso l’utilizzo del libro di testo che prevede la predisposizione di testi ed esempi destinati ai discenti corredandoli con attività ed esercizi appropriati creati ad hoc per le esigenze CLIL.

Monday 15 October 2018

Una nuova “generazione Erasmus”? La metodologia CLIL, le sfide della cittadinanza europea e un mondo da scoprire

di Roberto Derobertis (responsabile progetti Erasmus+ e Cambridge IGCSE, I.I.S.S. “Tommaso Fiore” Modugno-Grumo)


La sintesi di una recente indagine, riportata sul sito European Data Journalism Network, sfata alcuni miti sulla retorica europea della libertà di movimento tra paesi dell'Unione europea. Il 40% dei cittadini e delle cittadine europee, in effetti, non sono mai state in un altro paese dell'Unione oltre quello di nascita, ma è rilevante notare che la scarsa mobilità riguarda in prevalenza gli abitanti dell'Europa orientale e meridionale: oltre il 50% di italiani, polacchi e spagnoli non sono mai stati all'estero, solo l'1% dei rumeni sotto i 24 anni hanno trascorso una notte oltre frontiera e ci sono 15 volte maggiori possibilità che i giovani belgi viaggino all'estero da soli rispetto ai giovani greci. Si tratta di dati che smontano il luogo comune della cosiddetta “generazione Erasmus” sulla quale tanta retorica è stata versata nell'ultimo quindicennio, grazie anche a prodotti culturali come il film “L'appartamento spagnolo” (“L'auberge espagnole”, Francia-Spagna 2002) che hanno alimentato un mito svelatosi ora assai parziale. 


Conoscevamo la situazione culturale, sociale ed economica del nostro territorio, ma non avevamo questi dati fra le mani quando abbiamo progettato il nostro progetto Erasmus+ KA101 “Improving teachers' and students' linguistic and intercultural skills and competences through CLIL methodology”. Tuttavia eravamo convinti che la formazione del personale docente e non docente del nostro Istituto dentro una cornice plurilinguistica e multi-/transdisciplinare potesse essere la chiave per avvicinare l'agenzia formativa Scuola, nella sua interezza, alla cittadinanza europea. Per questo, sin da subito, abbiamo inteso la CLIL non soltanto come metodologia didattica ma come 'frame' di lavoro che include alcuni cambiamenti epocali non più derubricabili a fattori esterni e/o lontani. Innanzi tutto, la presa d'atto che la comunicazione nelle lingue straniere è un fattore determinante dei rapporti economico-sociali dentro la Globalizzazione e, come sua diretta conseguenza, le trasformazioni demografiche in atto in Europa che stanno scompaginando la relazione tra lingue, minoranze etniche, nazionalità e comunità migranti. 

Abbiamo pensato di perseguire, insomma, l'eccellenza dell'apprendimento linguistico insieme alla possibilità di formare cittadini e cittadine capaci di comunicare elementi chiave della cittadinanza (la consapevolezza matematico-scientifica, elettronico-informatica, economico-giuridica e quella del patrimonio storico-culurale europeo) in una lingua veicolare (in prima istanza inglese, ma anche francese) e in collaborazione con altri soggetti, persone o istituzioni. Solo così, pensavamo, si poteva dare una chance concreta di mobilità consapevole ai nostri giovani diplomati dentro e fuori i confini dell'Unione europea: la prospettiva reale di un mondo aperto agli scambi, alle relazioni, alle connessioni e all'inclusione. Così, dall'inizio di questo anno scolastico, nell'ultima fase del nostro progetto – che si concluderà nel febbraio 2019 –, i docenti che hanno preso parte alle due mobilità (un job shadowing presso la “Andrés García Soler” di Lorca in Spagna, e un corso su tecnologie informatiche applicate alla CLIL presso l'ETI di Malta, stanno costruendo percorsi didattici in lingua straniera in Economia Aziendale, Matematica, Diritto, Economia Politica, Storia in collaborazione con le docenti di lingua straniera (inglese e francese) e di sostegno e di un assistente tecnico informatico. 

Con questo stesso spirito – e forte dell'esperienza che stiamo maturando –, il nostro gruppo di progettazione e lavoro Erasmus+ sta per iniziare anche un'altra avventura: un progetto KA229 in collaborazione con partner greci, rumeni e spagnoli che, promuovendo la cultura scientifica, persegue l'integrazione dell'Europa orientale e mediterranea, lo sviluppo delle otto “Key Competences for Lifelong Learning” nel quadro della "Strategia Europa 2020" orientata ad una crescita economico-sociale compatibile con i cambiamenti climatici e alla riduzione drastica dell'abbandono scolastico. 

In un momento in cui in Europa sembrano spirare di nuovo venti di nazionalismo, segregazione e forme inquietanti di vero e proprio apartheid, quando sembra che la chiusura e l'implosione prevalgano sull'apertura, il nostro compito di educatori nel solco della Costituzione del 1948 e del progetto europeo sognato da Rossi e Spinelli – relegati al confino dal fascismo – è quello di far crescere una nuova “generazione Erasmus”: libera/ta, aperta, proiettata a forme di cambiamenti pacifici e inclusivi attraverso una mobilità reale, praticata per l'irrefrenabile desiderio del movimento e della conoscenza.

CLIL e internazionalizzazione: propulsori di crescita e desiderio di conoscenza di Laura Amorese, docente di Lingua e Cultura Inglese

Circa due anni fa è iniziata la progettazione del nostro Erasmus+ KA101. La decisione di incentrare il progetto sulla metodolo...